Un piccolo atleta in famiglia

16/08/2010

bambino sportivoo bigUn sano stile di vita si apprende sin da piccolissimi. Proprio come la dieta corretta e le abitudini alimentari, anche quelle legate al movimento e allo sport si imparano sin dai primi anni di vita e sono frutto soprattutto di abitudini familiari e esempio dato dai genitori.

Sui benefici garantiti dall’esercizio fisico non ci sono dubbi: prevengono le malattie cardiovascolari, il diabete, l’obesità e favoriscono uno sviluppo armonico del corpo; inoltre uno sport di squadra aiuta i bambini a costruire una rete di amici e a sviluppare i legami sociali.

Numerose sono le attività sportive che possono avvicinare il bambino allo sport, ad esempio, l'atletica favorisce il coordinamento dei movimenti, le arti marziali e la ginnastica irrobustiscono il corpo e sviluppano il senso dell’equilibrio.

Intorno ai sei anni di vita, inizia la delicata fase della socializzazione quindi i bambini potrebbero prediligere uno sport di squadra ad una disciplina individuale.

In questi anni e indipendentemente dallo 'sport' praticato, è importante che i bambini apprendano l’importanza delle regole e che anche nello sport c'è bisogno di disciplina.

Ma a che età si può iniziare a praticare uno sport?

Gli esperti ricordano che il calcio, il nostro sport nazionale, è indicato dai sei anni in poi perché a quell’età il bambino non si limita più a tirare calci al pallone ma è in grado di seguire le regole del gioco di squadra. Per i primi tornei bisogna aspettare l’ottavo compleanno quando si ha accesso ai tornei dei Pulcini.

Per sport come la pallacanestro o la pallavolo bisogna aspettare i sette/otto anni, mentre per il tennis si può iniziare intorno ai cinque anni facendo attenzione a mantenere soprattutto l’aspetto ludico dell’attività e non quello agonistico che il bambino non potrebbe non capire e vivere con ansia.

Il nuoto, invece, si può iniziare davvero molto presto. Numerose piscine offrono ormai i corsi di acquaticità per i lattanti: sono sedute di mezz’ora, quaranta minuti al massimo che si svolgono in una piscina con acqua bassa e calda e dove il neonato può acquisire familiarità con l’acqua insieme alla mamma.
Per iniziare a frequentare un corso di nuoto vero e proprio è consigliabile aspettare i tre anni.

Anche lo sci può essere intrapreso sin da piccolissimi. I bambini di tre anni riescono a fare i movimenti con gli sci con una certa abilità anche se non hanno un bagaglio di conoscenza tecnica.

Ma cosa dice il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) sulla promozione dello sport nei bembini?

In generale il CONI ricorda che prima dei sei anni non è consigliabile avviare il bambino a uno sport con un indirizzo preciso, ma vale la pena di lasciarlo libero di scegliere, così come di vivere lo sport nella sua dimensione ludico-formativa, libera da regole e impegni rigidi e dall’agonismo esasperato.

Nel redigere i programmi per i centri di avviamento allo sport per i bambini di ambo i sessi tra i 5 ei 7 anni il CONI indica in 4 fattori le caratteristiche e le necessità dei bambini di questa età:

  1. Il fattore auxologico.

    Tra i 5 e i 6 anni nel bambino si verifica un allungamento dell’apparato osseo, più che quello muscolare, e che si riferisce soprattutto sulle gambe. La colonna vertebrale tende a incurvarsi (il che può dar luogo a fenomeni come la cifosi, la lordosi o la scoliosi) e dai 7 anni aumenta la capacità respiratoria, e se non c’è un’adeguata attività fisica la colonna vertebrale e la gabbia toracica rischiano di soffrire un po’. Dagli otto anni in su si verifica un aumento della massa muscolare e della forza.

  2. Il fattore psicologico-sociale.

    Ogni bambino è diverso e ha peculiarità caratteriali del tutto uniche ma in generale si può dire che:
    • a cinque anni un bambino si identifica ancora con il genitore dello stesso sesso (che rappresenta per lui un modello di riferimento) e interagisce con i compagni con un approccio che spesso finisce nel litigio o nell’aggressività fisica;
    • a sei anni inizia a svilupparsi un processo di consapevolezza del proprio corpo e della propria individualità, reagisce ai rimproveri, si preoccupa di come gli altri lo giudicano;
    • a sette anni si diverte ad esplorare il proprio corpo e le proprie capacità, aumenta la tendenza alla socializzazione e diminuisce la visione egocentrica del mondo;
    • a otto anni infine aumenta il bisogno di realizzazione personale e gratificazione.

  3. La strutturazione delle attività basilari di moto.

    Nel corso dell’età scolare si conclude, nel bambino, un percorso di evoluzione neurofisiologica chiamato 'dominanza' per cui:
    • il lato sinistro del corpo sviluppa funzioni di sostegno, difesa e appoggio,
    • il lato destro invece funge da attacco, offesa e slancio.

  4. Il processo inizia dalla mano ma poi si allarga a tutto il corpo finendo con la 'lateralizzazione', cioè con la divisione del controllo nervoso alle due parti del corpo. Solo a compimento di questo processo, cui si aggiunge la costruzione e l’acquisizione dell’immagine di sé, essenziale affinché il piccolo possa avere l’immagine mentale delle varie posizioni che il suo corpo può assumere, il bambino sarà in grado di compiere con sicurezza ed efficacia i movimenti sportivi. Gli allenatori devono essere in grado di favorire il naturale svolgimento di questi importanti processi e assecondare i tempi del bambino.

  5. Le modalità di apprendimento.

    Un buon allenatore sarà in grado di aiutare il bambino a diventare prima padrone dei propri gesti e dei propri movimenti favorendo una buona esecuzione motoria. Dai cinque anni in poi l’apprendimento motorio deve aver luogo in una dimensione ludico-creativa senza alcuna ansia, ma anzi spingendo il bambino ad esprimersi nel modo per lui più naturale. Non sottolineare l’errore, dunque, e nemmeno correggerlo, ma stimolare le capacità autocorrettive del piccolo.
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Francesca Capriati
Giornalista
Mamma blogger
Dalla gravidanza al parto, dall'allattamento all'adolescenza: il mio spazio virtuale per condividere esperienze, difficoltà ed informazioni.