aborto spontaneo

Aborto spontaneo

06/04/2017

Si definisce aborto spontaneo la perdita del feto prima della 25a settimana di gestazione, precisamente entro i 180 giorni (cioè 25 settimane + 5 giorni) dall’inizio dell’ultimo ciclo mestruale. Si tratta di un evento molto più comune di ciò che si crede. Si stima infatti che il 50% delle gravidanze termini con un aborto spontaneo prima ancora che la donna scopra di essere incinta, che diventa poi il 15% a gravidanza scoperta.

La maggior parte degli aborti (80%) si verifica nel primo trimestre di gravidanza e il rischio di perdita del feto diminuisce man mano che la gravidanza va avanti. Dopo la ventesima settimana di gestazione si parla di aborto tardivo.

Esistono diversi tipi di aborto spontaneo

  • Aborto inevitabile o in atto: dolori alla pancia e alla schiena, emorragia, apertura del collo dell’utero e espulsione completa o parziale dell’embrione e del corion placentare.
  • Aborto ritenuto o interno: la sintomatologia potrebbe essere assente anche per settimane. Si presenta poi con lievi macchie di sangue e contrazioni uterine. L’ovulo non viene espulso e si accerta l’aborto tramite ecografia.

Cause dell'aborto spontaneo

Le cause dell'aborto spontaneo sono molte, ma la maggior parte degli aborti, soprattutto nel primo trimestre, si verificano per gravi anomalie cromosomiche dell’embrione. Le altre cause sono riconducibili a:

  • infezioni gravi,
  • anomalie uterine,
  • stile di vita sbagliato della madre (consumo di alcol, droga, fumo),
  • problemi ormonali.

Nel secondo trimestre l’aborto spontaneo è più raro e quando accade può essere provocato da disturbi all’utero o alla cervice:

  • la sindrome dell’ovaio policistico (un disturbo delle ovaie caratterizzate dalla presenza di cisti dovute al mancato scoppiamento follicolare),
  • l'ipoplasia uterina (insufficiente sviluppo dell'utero),
  • un utero subsetto o bicorne (cioè malformato),
  • le sinechie (aderenze fra le pareti dell'utero),
  • i fibromiomi 
  • l'utero retroflesso.

L’incompetenza cervicale è la causa di circa il 30% degli aborti che si verificano nel secondo trimestre di gravidanza: in pratica la cervice uterina (la parte più bassa dell’utero) è troppo debole per sostenere una gravidanza e a causa della pressione dell’utero e del peso del bambino tende ad aprirsi prematuramente.

Un'altra causa dell’aborto spontaneo è l’età della madre: più sono gli anni maggiore è la probabilità di abortire. Si calcola che per le donne di 20 anni, il rischio di aborto spontaneo sia del 12% mente per le donne di 40 anni la percentuale sale sino a 35-40%.

Aborto spontaneo, i sintomi

La sintomatologia dell’aborto è piuttosto precisa sanguinamento, forte dolore addominale, crampi, febbre, mal di schiena forte.

In particolare un aborto può manifestarsi con questi sintomi:

  • Contrazioni molto dolorose
  • Mal di schiena e mal di pancia, intenso come un dolore mestruale
  • Muco colore rosato
  • Perdite marroni o di colore rosso vivo
  • Scomparsa dei sintomi della gravidanza (nausea, tensione al seno ecc..)

Qualora si verificassero è importante che la donna si rivolga velocemente al ginecologo o che si rechi in pronti soccorso. Qui il medico effettuerà un esame pelvico e un’ecografia ed eventualmente confermerà l’aborto.

Aborto senza sintomi

Dal momento che la maggior parte degli aborti spontanei si verifica nel primo mese di gravidanza spesso la donna non se ne accorge neppure, scambiando le perdite ematiche dell'interruzione della gravidanza con uno spotting anomalo tra un ciclo e l'altro oppure per le vere e proprie mestruazioni.

Aborto spontaneo senza raschiamento

Se l’aborto è avvenuto completamente, cioè l’utero è vuoto e ha espulso in maniera autonoma tutto il materiale abortivo cioè sia la placenta che l’embrione non sarà necessario nessun trattamento: questa situazione si verifica generalmente nelle prime settimane di gravidanza (5-7 settimane di gravidanza).

Aborto spontaneo e raschiamento

Se la gravidanza si interrotta più in avanti, già a partire dall'ottava settimana, il medico provvederà a fare un raschiamento, per ripulire completamente l'utero. In cosa consiste questa procedura? La donna viene sedata (quindi dorme) e si procede ad un intervento di aspirazione del materiale contenuto nell'utero. Il tutto dura pochi minuti. Al termine del raschiamento si può tornare a casa dopo qualche ora oppure, in qualche caso, è consigliata una notte di degenza.

Aborto spontaneo, cosa fare

L’aborto è purtroppo un avvenimento doloroso ma che può nella vita riproduttiva di una donna. Un singolo episodio non deve destare preoccupazioni e non determina in nessun modo il successo o il fallimento di successive gravidanze. Qualora ci si trovi invece in presenza di aborti ricorrenti, bisognerà indagare con il medico le cause.

Aborto spontaneo e gravidanza

La maggior parte dei ginecologi consiglia di aspettare almeno un paio di mesi prima di riprovare ad avere un bambino dopo un'interruzione spontanea. Ma al di là del dato puramente medico, ciò che è importante è riprovarci quando vi sentite pronte psicologicamente. L'aborto spontaneo è certamente un vero e proprio lutto, un evento drammatico e molto doloroso che incide non solo sulla donna ma sulla coppia e sull'equilibrio. Il mio consiglio è di riprovare quando sentirete che la perdita è stata elaborata: nel frattempo dedicatevi a voi stesse e al vostro rapporto di coppia, uscite, viaggiate e svagatevi perché solo così potrete aumentare le probabilità di rimanere incinta senza stress.

E ricordate che nella stragrande maggioranza dei casi chi ha perso un bambino con un aborto spontaneo è riuscita tranquillamente a diventare mamma nella gravidanza successiva, questo perché in gran parte gli aborti sono causati da anomalie cromosomiche e genetiche dell'embrione che rendono impossibile il suo sviluppo.

Minaccia d'aborto

Perdita di sangue, dolori lombari e pelvici, il canale cervicale è chiuso ed è importante verificare la vitalità dell’embrione tramite un’ecografia.

Se l’embrione mostra una buona vitalità si può provare a portare avanti la gravidanza riposandosi a letto (una condizione che indurrebbe un aumento del flusso ematico nel distretto utero placentare ed eviterebbe le contrazioni uterine riflesse) e una terapia a base di progesterone naturale.

Altre anomalie

  • Gravidanza ectopica (extrauterina): l’ovulo fecondato si annida in una tuba o in un luogo diverso dall’utero. E’ importante intervenire tempestivamente per bloccare lo sviluppo della gravidanza.
  • Aborto da uovo bianco/cieco: l’ovulo fecondato si impianta nell’utero ma non inizia a svilupparsi. La diagnosi avviene con un’ecografia che attesta l’impianto e la presenza della camera gestazionale ma un ovulo che non cresce.
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Francesca Capriati
Giornalista
Mamma blogger
Dalla gravidanza al parto, dall'allattamento all'adolescenza: il mio spazio virtuale per condividere esperienze, difficoltà ed informazioni.