Secondo l'Osservatorio "Bullismo e Cyberbullismo", che ha condotto un'indagine che ha coinvolto oltre 3.000 ragazze e ragazzi tra gli 11 e i 19 anni nell’ambito di “RispettAMI”, il progetto anti-bullismo ideato da Citroën Italia e coordinato da Skuola.net, solo negli ultimi tre mesi del passato anno scolastico, 1 adolescente su 5 ne è stato vittima. Una conferma arriva anche dai recenti dati della Sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children - HBSC Italia 2022, gli atti di bullismo subìti a scuola sono più frequenti nei più piccoli (11 – 13 anni) e nelle ragazze; per il bullismo le proporzioni sono simili a quelle del 2017/18. Il fenomeno del cyberbullismo è in crescita nelle ragazze e nei ragazzi di 11 e 13 anni. I due fenomeni decrescono al crescere dell’età.
Come si manifesta il bullismo
Il bullismo assume svariate forme. Insulti, minacce, scherzi realizzati con il fine di schernire e offendere la vittima, percosse e piccoli furti, sono solo alcune delle tante forme con cui può manifestarsi il bullismo nelle scuole. I protagonisti del fenomeno del bullismo sono diversi: l’identikit del bullo-tipo è quello di un personaggio più forte che si circonda di due o tre personaggi ‘secondari’ insicuri e in cerca di punti di riferimento; il resto lo fa una maggioranza di cosiddetti 'pari' che restano silenziosi ad assistere: il mix può essere davvero micidiale, soprattutto per la vittima che è generalmente il primo della classe, quello più giovane, quello meno ‘cool’.
Come aiutare un bambino vittima del bullismo
Il New Yorkese Citibabes offre qualche consiglio:
- è importante che il bambino trovi, in casa e a scuola, sostegno, comprensione e amore;
- non abbandonarsi all’idea che il bambino deve essere forte e debba sapere cavarsela da solo;
- parlare con le maestre, il preside e infine con il bambino può essere d’aiuto per capire l’entità del fenomeno e chiedere con forza che si intervenga.
Il bullismo non è rappresentato da scaramucce tra bambini ma è un problema serio. La vittima porta per anni i segni del trauma subito.
Il trauma forgia il carattere perché lo modifica nel profondo, trasformando un timido adolescente in un adulto insicuro e in cerca di sicurezze e di continue rassicurazioni. Inoltre alcuni studi hanno mostrato che le vittime di bullismo hanno maggiori rischi di soffrire di depressione, carenza di autostima, disturbi alimentari, abuso di sostanze stupefacenti e suicidio.
I consigli per i genitori
Ecco 5 consigli dello psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, Presidente dell'Associazione Nazionale Di.Te., per fronteggiare i fenomeni di bullismo.
- Non fare finta che vada tutto bene: Essere vittima di bullismo può suscitare enorme sofferenza, ma anche vergogna, paura di turbare i propri genitori per la propria situazione, o ancora un estenuante senso di impotenza. Alcune volte, anche senso di colpa: “Se mi fanno tutto questo, sarà perché me lo merito”. Ma tenersi tutto dentro non può che peggiorare le cose.
- Non isolarti: Quando ci si sente presi di mira dai propri compagni di scuola, o da chi fino a poco tempo prima si professava amico, la prima reazione potrebbe essere quella di cercare di “sparire”. “Questa reazione può aumentare il senso di solitudine e renderti ancora più fragile. In qualche modo ti espone ancora di più. Invece l’unione fa la forza: non sono tutti bulli a questo mondo. Aprirsi a persone esterne alla situazione dolorosa che stai vivendo può aiutare a contestualizzarla e, magari, a capire che non dappertutto si incontra la prepotenza. Si può trovare anche l’amicizia”.
- Non cedere alle provocazioni: Non tutti reagiscono allo stesso modo a degli atti di bullismo. C’è chi si chiude in se stesso e chi, invece, si arrabbia e contrattacca con la stessa violenza. Non sempre questo, però, basta a scoraggiare i bulli. Soprattutto se agiscono in gruppo contro una sola persona. Per quanto forte sia la risposta, si sentiranno comunque in maggioranza. E si rischia, rispondendo con la stessa moneta, di passare dalla parte del torto. "La migliore soluzione è sempre riuscire a comunicare e mediare, con l’aiuto di un esperto o di un adulto: un professore, un dirigente scolastico, i genitori”.
- Anche il bullismo online è reale: Se la prepotenza o la violenza è psicologica, anziché fisica, non per questo è meno dolorosa o grave. Questo vale anche se avviene online. “Puoi provare a difenderti e a dire basta rivolgendoti a un adulto di cui ti fidi o a un esperto. Se necessario, valutando anche una denuncia o segnalazione.
- Occhio a ciò che condividi online: Puoi metterti a riparo da possibili atti di cyberbullismo (e non solo) attraverso un comportamento consapevole sui social. “Le tue foto private, i tuoi pensieri più intimi, le situazioni che ti imbarazzano, tienile per te e per la tua cerchia ristretta di amici, con cui condividi anche la tua vita offline”.
Bullismo? Attenzione ai segnali
"Se ci si accorge che un/a figlio/a è triste, irritabile, particolarmente solitario/a, bisogna cercare di tenere sempre le antenne pronte a captare i segnali, il cuore aperto ad ascoltare”, spiega l'esperto. Se riesci ad ottenere una confidenza che riguarda atti di bullismo, questo sarà il primo passo per provare ad uscirne insieme. Evita però le iniziative personali, soprattutto se guidate dall’istinto: quando il problema è acclarato e si verifica in ambito scolastico, il primo passo è parlarne con il dirigente scolastico o con il docente referente per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo. Altri interlocutori da prendere in considerazione sono poi le realtà specializzate, come la già menzionata Associazione Di.Te. al numero verde 800 770 960, e le forze dell’ordine. Oltre all’app YouPol la Polizia di Stato ha reso disponibile ai cittadini un servizio digitale come il Commissariato di P.S. online.
Il cyberbullismo
Nell’era di Internet anche il bullismo travalica i confini delle mura della scuola o della piazza per raggiungere la Rete e amplificare i problemi a carico delle vittime. Non più insulti, botte, piccoli furti e derisione, ma email, video e molto altro che sconfina su internet raggiungendo un numero maggiore di persone.
Foto condivise, minacce, derisione e insulti sui social network, pagine web che è difficile cancellare e molto altro: la Polizia Postale rende noto che sono in aumento i fenomeni di bullismo perpetrati da ragazzi di 16 o 17 anni sui bambini di 12.
Nella fascia di età 11 anni risultano vittime di cyberbullismo il 17.2% dei maschi e il 21,1% delle femmine; i 13enni coinvolti sono il 12,9% dei ragazzi e il 18,4% delle ragazze; gli adolescenti di 15 anni sono il 9,2% dei maschi e l’11,4% delle femmine.
Due consigli importanti dal dottor Lavenia:
- “Imposta con tuo/a figlio/a le password e la privacy sui social, controlla l’età consentita per app e games. Cerca di essere attento/a al mondo digitale che cambia, parlane con i tuoi figli e scopri con loro ciò che di buono c’è e aiutali a capire a che cosa stare attenti”. Inoltre le immagini private vanno protette: “Non condividere foto o situazioni che riguardano i figli senza chieder loro il permesso. Chiediti comunque se può essere imbarazzante per loro, in fondo l’adulto sei tu"
- Non abbiate paura a chiedere: “L’identità di un adolescente è estesa anche al mondo digitale. Loro esistono anche lì ed è importante per loro poter essere riconosciuti anche in questo. Prova a condividere anche pezzi di vita online con i tuoi figli e chiedi loro cosa piace fare in rete, come va nelle chat, con chi si sentono, cosa scrollano, chi seguono”. In questo modo si potrà provare ad entrare nel mondo virtuale di un ragazzo “chiedendo il permesso”, mano nella mano, “con curiosità autentica e desiderio di comprendere una parte fondamentale della loro vita”. Ottenendo, sicuramente, meno rifiuti e più complicità da parte dei propri figli.
Cosa fare se si ha un figlio bullo
“Si parla sempre delle vittime di bullismo ma se ti chiamassero dalla scuola di tuo figlio per comunicarti che è lui il bullo, come pensi reagiresti?”, si domanda Nan Coosemans, family coach che da circa vent’anni lavora nel mondo dello sviluppo personale a contatto con bambini e adolescenti aiutandoli nel proprio percorso di crescita personale e autrice del libro ‘Quello che i ragazzi non dicono’ (edito da Sperling & Kupfer).
Come riconoscere se tuo figlio è un bullo?
Alcuni segnali sono più indicativi di altri. Ad esempio se parla spesso male degli altri o lo fa in modo aggressivo, se ha più vestiti, giochi, soldi o altre cose che non dovrebbero appartenergli. ‘Come li ha avuti?’ è la prima domanda da farsi
L'esperta stila un decalogo per aiutare concretamente i genitori a disinnescare il meccanismo che trasforma alcuni adolescenti in piccoli ‘criminali’ in erba, spesso in via preventiva, poiché temono di essere un possibile bersaglio degli altri bulli.
- Innanzitutto è necessario mettersi in posizione d’ascolto: ascolta bene le sue parole, è necessario scoprire perché crede che quello che fa sia giusto. Spesso i ragazzi hanno un’ottica completamente diversa rispetto a noi al resto della società.
- Prova a capire cosa c’è dietro il suo comportamento, e spiegagli che ci sono altri modi per ottenere quello che vuole o per sentirsi meglio.
- Parla con gli altri genitori per capire se anche i suoi amici hanno l’atteggiamento da bulli o se lui è il leader.
- Fai un passo indietro: è stato in prima persona vittima di bullismo in passato e adesso sta tentando di difendersi?
- Spiegagli a quali conseguenze può arrivare con quello che sta facendo, magari mostragli dei video su Youtube in modo da capire meglio come si sente la vittima. In questo modo non passi troppo da ‘insegnante’ e lui accetterà di più il confronto.
- Cerca di essere sempre d’ispirazione e d’esempio a casa, se c’è un comportamento che denota mancanza di rispetto o violento, i figlio lo coglieranno come un lasciapassare per certi atteggiamenti.
- Siediti insieme a lui o a lei per lavorare su un nuovo obiettivo. Puoi anche creare un gioco dei ruoli, per aiutarlo a capire come reagire in determinati contesti, poiché spesso i ragazzi non hanno ancora gli strumenti per affrontare certe situazioni in maniera indipendente e ragionata.
- Premialo per un comportamento positivo: più attenzione viene posta sul positivo, più lui si sentirà motivato e spronato a migliorare.
- Se tuo figlio è consapevole di quello che ha fatto o sta facendo fai in modo che sia lui a scusarsi con l’altro. Anche se è un passo difficile dopo si sentirà meglio.
- Rimani connesso con tuo figlio, continua a parlare con lui ed ad avere una comunicazione aperta quanto più possibile priva di giudizi: deve sentirsi al sicuro per poterti parlare e individuare in te un punto di riferimento stabile.