Uno degli ultimi esami che veniamo invitate a fare quando siamo ormai alla fine della gravidanza è la cardiotocografia, meglio conosciuta come monitoraggio o tracciato o NST (Test non stressante). Ma a cosa serve? Si tratta di un esame del tutto indolore e non invasivo (forse solo un po' noioso!) che registra il battito cardiaco fetale e le contrazioni uterine durante la gravidanza.
Il monitoraggio viene eseguito in genere nelle ultime settimane di gravidanza proprio perché serve essenzialmente a capire come sta il bambino, registrare il battito del suo cuore e verificare che non vi siano contrazioni che potrebbero indicare che il travaglio è imminente.
Il monitoraggio frequente alla fine della gravidanza può essere utile per rilevare eventuali segni di stress fetale o anomalie che potrebbero richiedere un intervento medico. Tuttavia le attuali linee guida NON raccomandano il monitoraggio per tutte le donne come esame di screening del benessere fetale. Lo scopo della cardiotocografia è principalmente quello di evitare la morte fetale identificando le condizioni di ipossia cronica e quindi andrebbe eseguita solo in caso di rischio (ad esempio se la futura mamma percepisce un minore movimento da parte del bambino, oppure se c'è una minaccia di parto prematuro o si è a 41 settimane di gestazione).
In caso di gravidanza a rischio, in genere i controlli iniziano a partire dalla 32 a settimana ed hanno frequenza settimanale, ma la decisione di iniziare il monitoraggio nonchè la frequenza dei controlli dipende dallag ravità del rischio di ipossia che la gravidanza presenta.
La cardiotocografia viene utilizzata per monitorare diverse misure:
Normalmente, la frequenza cardiaca di un bambino è compresa tra 120 e 160 battiti al minuto e aumenta quando il bambino si muove. Controllare che il battito cardiaco del bambino risponda ai suoi movimenti è un modo indiretto per sapere se riceve abbastanza ossigeno dalla placenta.
Il medico controllerà se il risultato del test è "reattivo" o "non reattivo".
Un risultato non reattivo non significa necessariamente che qualcosa non va. Significa semplicemente che il test non ha fornito informazioni sufficienti e potrebbe essere necessario rifarlo dopo un po' di tempo, oppure la sera stessa.
Vengono legati due sensori elettronici sulla parte superiore della pancia. Uno monitora il battito cardiaco e il movimento del bambino; l'altro registra eventuali contrazioni nell'utero. Potrebbe anche darti un sensore da tenere in mano e chiederti di premere un pulsante ogni volta che senti il tuo bambino muoversi .
La durata minima dell’esame è 20 minuti: se compaiono accelerazioni qualitativamente e quantitativamente sufficienti esso può essere interrotto. Tuttavia, in molti casi potrebbe essere necessario più tempo, tenendo conto del comportamento del feto e del suo ritmo di sonno/veglia.
Se il feto dorme durante il tracciato, infatti, l'esame va sospeso e bisogna aspettare che il bambino si svegli, si muova per poter procedere con l'esame. Potresti muoverti, bere un po' d'acqua o un succo per farlo muovere oppure il medico può dargli una leggera spinta sull'addome o provare a svegliarlo con un cicalino.