Tenere sotto controllo la tiroide in gravidanza è di estrema importanza non solo per le mamme ma anche per il nascituro, lo affermano noti esperti di endocrinologia, perché l'ipotiroidismo in gravidanza può causare seri problemi al bambino.
Il prof Alfredo Pontecorvi della Società Italiana di Endocrinologia, nonché Ordinario di Endocrinologia e Primario della Divisione di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso il policlinico Gemelli di Roma così racconta:
Recenti esperimenti condotti dal nostro gruppo su animali transgenici hanno inequivocabilmente dimostrato che gli ormoni tiroidei materni oltrepassano la placenta e agiscono su diversi organi e tessuti fetali quando ancora la tiroide fetale non ha iniziato a produrre i propri ormoni. Ciò è particolarmente importante per un corretto sviluppo e differenziamento del Sistema Nervoso Centrale.
Devastanti sono poi gli effetti di una carenza dell’ormone tiroideo nelle prime fasi della vita o durante la gravidanza. Circa 1 neonato su 3000, infatti, nasce con una grave malformazione della tiroide che provoca una condizione di ipotiroidismo congenito: se la diagnosi non viene effettuata entro il primo mese di vita si producono gravi ed irreversibili danni cerebrali che causano un severo quadro neuro-psichiatrico noto come 'cretinismo'. Per fortuna la legge italiana impone l’obbligatorietà dello screening di questa malattia in tutti i neonati. Ma anche l’ipotiroidismo materno, preesistente o insorto durante la gravidanza, può compromettere lo sviluppo cerebrale del nascituro causando significative alterazioni del suo quoziente intellettivo
Per gli studiosi, nella vita di una donna fertile si possono riscontrare alterazioni della funzione tiroidea dalla fase preconcezionale sino al post partum. Talvolta poi, illustra il prof Pontecorvi
alterazioni della funzione tiroidea in uno dei due partner sono causa di ipofertilità. Oggi sono ancora numerose le donne che intraprendono la gravidanza misconoscendo di essere affette da patologie della tiroide
Il prof Pontecorvi inoltre invita a controllare il funzionamento della tiroide anche nella fase post partum che rappresenta un’ulteriore fase cruciale per la donna.
La donna, infatti è sottoposta ad alterazioni fisiche e psicologiche che talvolta possono scatenare modifiche della funzionalità tiroidea, che spesso si presentano con sintomi sfumati e non specifici, rendendo complessa la diagnosi di tiroiditi post partum. È pertanto necessario individuare accuratamente le pazienti da monitorizzare e screenare per tali patologie
I sintomi di ipotiroidismo durante la gestazione sono:
Le donne incinte devono stare attente a non superare le dosi consigliate di iodio, per non mettere i figli a rischio di sviluppare ipotiroidismo.
Lo afferma uno studio sul Journal of Pediatrics, che descrive tre casi di questa malattia causati proprio da un eccesso di supplementi assunti dalla mamma. L'Oms, scrivono gli autori della Oregon University, consiglia 100-200 microgrammi di iodio al giorno, anche se negli Usa alcune linee guida portano questa quantità a 1100 microgrammi.
I casi in questione riguardano mamme che hanno assunto 12,5 milligrammi di iodio al giorno, undici volte i limiti, che sono passati ai bimbi sia tramite la placenta sia, dopo la nascita, il latte materno. I tre bambini hanno mostrato livelli di iodio nel sangue 10 volte superiori al normale:
L'eccesso di iodio causa un temporaneo stop alle funzioni della tiroide questo effetto negli adulti e nei bambini più grandi scema dopo qualche settimana, mentre la tiroide immatura dei feti e dei neonati non è in grado di difendersi, e rischia danni permanenti. E' consigliabile assumere supplementi allo iodio, ma senza eccedere
hanno spiegato i ricercatori.