I dati recenti ci dicono che sono in aumento i casi di allergia al latte soprattutto nei bambini con meno di un anno di vita e nei lattanti che, pur allattati al seno materno, non tollerano la presenza del latte vaccino nell’alimentazione della mamma. Si parla di un 3% di bambini allergici al latte vaccino. E allora scopriamo insieme come si manfesta l'allergia al latte nei bambini e come possiamo curarla o almeno gestirla.
Il fattore ereditario è predominante nel calcolare il rischio che un bambino sia allergico al latte o ad altri alimenti: se un genitore è già allergico, il bambino avrà circa il 45% di possibilità di sviluppare anche lui allergie alimentari. La percentuale sale quasi al doppio, all'80% circa, se entrambi i genitori sono allergici.
Per questo se si sa che il bambino è potenzialmente un allergico è bene seguire qualche accorgimento nella sua alimentazione: allattare al seno più tempo possibile perché in questo modo gli si trasmettono gli anticorpi materni che lo proteggono da numerose malattie, anche dalle allergie; nello svezzamento introdurre gli alimenti con cautela e grande attenzione, soprattutto quelli potenzialmente allergenici.
I sintomi dell'allergia al late nei bambini possono essere:
Sintomi di difficile interpretazione che possono essere ricondotti anche ad altri disturbi, come il reflusso gastroesofageo. Per questo è indispensabile consultare il medico che valuterà la sintomatologia e indicherà gli esami da effettuare.
Diagnosticare un’allergia alimentare è la prima autentica sfida per un genitore alle prese con un bambino potenzialmente allergico. Spesso, infatti, si considera allergia quella che invece è solo un’intolleranza, che non provoca crisi gravi.
Affrontare l’iter diagnostico non è affatto semplice perché si deve iniziare con una dieta ad eliminazione - che non comprenda neppure la minima quantità di proteine di latte vaccino - e poi con un prick test che però - vale la pena di precisare - riconosce solo il 60% dei casi di allergie al latte e il cui risultato, quindi, va letto all’interno di un quadro clinico più ampio.
Una volta fatta una diagnosi certa e corretta si procede con l’eliminazione dalla dieta del latte e con la sua sostituzione con latti idrolisati (nei quali le proteine responsabili delle allergie vengono frantumate in minuscoli peptidi che non sono più capaci di rappresentare una minaccia), latte di soia che contiene proteine di origine vegetale e non animale (anche se in certi casi il bambino può sviluppare un’allergia anche al latte di soia), latte d’asina.
E' importante che, ogni tre mesi, si riproponga il latte in minime quantità per verificare la persistenza dell’allergia: spesso, infatti, l’allergia al latte si risolve spontaneamente entro i tre anni di vita.
E' possibile curare l’allergia al latte?
Esistono due tecniche che mirano a rieducare il sistema immunitario e l’organismo a tollerare le proteine del latte e hanno mostrato di riuscire a far sì che il bambino allergico possa arrivare a bere una quantità minima di latte, senza andare incontro a reazioni allergiche (il che si traduce, nella vita quotidiana, in un netto miglioramento, dal momento che il piccolo non dovrà più chiedersi se un alimento o una pietanza contenga quantità anche minime di proteine del latte):
E’ importante precisare che l’immunoterapia può essere rischiosa e causare reazioni allergiche: va, quindi, praticata esclusivamente sotto stretto controllo medico.
Uno studio suggerisce che i bambini allergici al latte vaccino potrebbero trarre beneficio dall’assunzione di probiotici. Lo studio è stato condotto presso la University of Chicago, l’Argonne National Laboratory e l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Pubblicato su The Isme Journal, lo studio ha scoperto che individuare i batteri intestinali che potrebbero aumentare il livello di tolleranza all’alimento che provoca allergia sarebbe un passo in avanti interessante per mettere a punto nuove terapie. In conclusione i ricercatori hanno osservato che intervenendo sulla dieta abituale del bambini allergici al latte vaccino, somministrando specifici probiotici, si potrebbe favorire il processo di acquisizione della tolleranza al latte. Già in precedenza Roberto Berni Canani dell’Università di Napoli aveva scoperto che i bambini allergici al latte vaccino che venivano nutriti con latte formulato arricchito con la caseina e probiotici Lactobacillus rhamnosus GG (LGG) sviluppavano più rapidamente una tolleranza al latte.
Lo studio ha indagato sul modo in cui i microorganismi LGG modificano il microbiota intestinale e alla fine hanno concluso che la composizione dei batteri intestinali dei bambini con allergia è diversa da quello dei bambini non allergici.
Quando va introdotto il latte vaccino nell’alimentazione dei bambini? Non prima del compimento del primo anno di età, rispondono i pediatri, e sempre in modo graduale, allungandolo con una parte d’acqua e aumentando via via la dose di latte. Questa precauzione è indispensabile per valutare l’eventuale manifestarsi di un’allergia al latte vaccino e perché fino al compimento del primo anno di vita l’organismo del bambino non è in grado di metabolizzare le proteine del latte di mucca.
Eppure un numero sempre crescente di genitori italiani sceglie di somministrare il latte vaccino ai propri figli ben prima di quanto indicato dai pediatri. Una decisione dettata indubbiamente dalle enormi differenze di prezzo tra il normale latte che si trova al supermercato e quello in polvere formulato per i lattanti.
Con un euro e mezzo circa si acquista un litro di latte di mucca, mentre se pensiamo al latte in polvere servono almeno 8-9 euro
ha dichiarato Giuseppe Mele, presidente dell'Osservatorio sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza (Paidoss).
Ma limitare la spesa per l’acquisto del latte può essere estremamente controproducente e dannoso per la salute dei bambini: negli ultimi dieci anni è nettamente aumentata l’incidenza dell’allergia al latte vaccino in età pediatrica e bisogna ricordare che addirittura fino al terzo anno di vita il piccolo può non riuscire a tollerare bene questo alimento.