C'è un tema di cui si parla ancora troppo poco ma che sta diventando un'emergenza silenziosa nelle nostre case: i disturbi alimentari nei bambini e preadolescenti. Un tempo considerati problemi dell'adolescenza, oggi vediamo come questi problemi stiano colpendo sempre più precocemente i nostri figli, con conseguenze potenzialmente devastanti per la loro salute fisica e mentale.
I dati diffusi dall'Ospedale Bambino Gesù in occasione della "Settimana del Fiocchetto Lilla" sono decisamente preoccupanti: dal 2019 al 2024, le nuove diagnosi di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione sono aumentate di ben il 64%, passando da 138 a 226 casi. L'attività clinica complessiva dell'Unità operativa di Anoressia e disturbi alimentari ha registrato un incremento del 38%, con i day hospital che sono passati da 1.820 a 2.420. Questi numeri non rappresentano solo statistiche fredde, ma bambini reali, famiglie vere che stanno affrontando sofferenze profonde e complesse.
Ciò che forse preoccupa maggiormente è l'abbassamento dell'età di insorgenza dei disturbi alimentari. Se un tempo parlavamo principalmente di adolescenti, oggi osserviamo l'esordio di questi disturbi già a 8-9 anni. I dati del Bambino Gesù mostrano una crescita del 50% dei nuovi accessi tra le fasce d'età più giovani (bambini sotto i 10 anni e tra gli 11-13 anni) tra il 2019 e il 2020. L'anoressia infantile e altri disturbi alimentari in età precoce presentano caratteristiche specifiche e spesso si manifestano in modo diverso rispetto all'adolescenza, rendendo talvolta più difficile la loro identificazione per noi genitori.
Ma cosa sta causando questo incremento allarmante? Gli esperti indicano diversi fattori. Certamente l'impatto della pandemia sui disturbi alimentari non può essere sottovalutato: isolamento sociale, aumento dell'uso dei dispositivi digitali, interruzione delle routine quotidiane hanno creato un terreno fertile. A questo si aggiunge l'influenza dei social media, con modelli di bellezza irraggiungibili e dannosi che raggiungono i bambini in età sempre più precoce. Ma non possiamo trascurare anche fattori biologici, psicologici e familiari che interagiscono in modo complesso nella genesi di questi disturbi.
La Dottoressa Valeria Zanna, responsabile dell'Unità operativa del Bambino Gesù, ha evidenziato un aspetto fondamentale:
I nuclei familiari di questi pazienti risultano più sofferenti, con difficoltà comunicative, una maggiore fragilità emotiva e un funzionamento complessivo compromesso
Il rapporto familiare e i disturbi alimentari sono profondamente interconnessi, non in termini di colpa, ma di sistema relazionale. La comunicazione genitori-figli sull'alimentazione, sull'immagine corporea e sull'autostima gioca un ruolo cruciale sia nella prevenzione che nel trattamento.
Come possiamo riconoscere i segnali di un disturbo alimentare nei nostri figli? È importante osservare non solo i comportamenti legati al cibo, ma anche i cambiamenti emotivi e sociali:
La prevenzione inizia a casa, con un approccio all'alimentazione e al corpo che sia sano e positivo. Ecco alcuni suggerimenti pratici: