Cambiano i pannolini, preparano la colazione e la cena, fanno il bagnetto… i nuovi papà sono lontani anni luce dalla figura paterna anaffettiva, fredda e autoritaria largamente diffusa anni fa. Oggi i papà sono molto affettuosi, presenti, collaborativi e non temono di lasciarsi andare alle coccole e alle tenerezze con i bambini. Ma come deve essere un buon papà?
I papà di oggi assistono alle ecografie e al parto (secondo le stime ben otto papà su dieci vogliono entrare in sala parto), partecipano al corso di preparazione al parto, prendono volentieri un congedo lavorativo nei primi giorni dopo la nascita e si mostrano propensi ad imparare a cambiare il pannolino, dare il biberon, portare il bimbo a passeggio (nella carrozzina o nel marsupio) senza sentirsi in imbarazzo o inadeguati. Inoltre sono più coccoloni, amano carezzare il bimbo e stabilire con lui anche un’intimità fisica.
Un'indagine condotta dal Boston College Center for Work & Family su un campione di un migliaio di padri e trecento aziende statunitensi è giunto alla conclusione che i nuovi padri vorrebbero avere più tempo a disposizione per stare con i figli.
Come spiegato da Brad Harrington, principale autore dello studio, le aziende che vogliono conservare i propri talenti e i lavoratori più performanti, dovrebbero tener conto di questi dati e studiare nuovi bonus e gratificazioni in tal senso.
I risultati dell’indagine:
Per le mamme questo nuovo genere di papà rappresenta un’autentica risorsa: le fatiche del dopo parto non sono facili da superare né da gestire e avere accanto un uomo che non teme un calo della mascolinità se si prodiga a prendersi cura del bambino è molto importante per accorciare i tempi del recupero psicofisico e per tenere lontano lo spettro della depressione.
Eppure un rischio c’è, spiegano gli esperti. Attenzione a non confondere i ruoli e a non perdere di autorevolezza, venendo meno a quello che gli psicanalisti chiamano “codice paterno”, cioè quel codice che permette una graduale separazione del figlio dalla madre, la sua crescita e la valorizzazione delle sue le capacità e delle sue prestazioni, dell'efficienza e dell'autonomia, dell'indipendenza nella crescita.
Per dirla con le parole di Franco Fornari, celebre psicoanalista autore de "La teoria dei codici affettivi", il codice paterno
si costituisce come fondamentalmente eterocentrico, che porta la famiglia ad aprirsi verso l'esterno… Il codice paterno rompe tale simbiosi autarchica e rivela il carattere illusorio dell'onnipotenza che la sostiene...
Insomma, un conto è essere collaborativi e presenti in casa e in famiglia e un conto è perdere di vista quale sia la propria funzione all’interno della nuova famiglia.
Il papà essenzialmente funge da contraltare nel rapporto stretto e viscerale tra madre e figlio. Il padre fa da peso della bilancia e ricopre un ruolo autorevole e coraggioso, del tutto diverso da quello della mamma: quando il bambino sarà pronto per staccarsi dalla mamma, il papà sarà lì a tendergli le braccia per sostenerlo nella sua scoperta del mondo e per aiutarlo a costruire se stesso. Un ruolo importante che non va ridimensionato né ridisegnato del tutto.
Allora sì ai nuovi papà, no ai “mammi”.