partorire in anonimato

Partorire in anonimato

13/04/2023

Non sempre l’attesa di un bambino è una notizia accolta con gioia: esistono situazioni profondo disagio e difficoltà che portano le mamme a compiere gesti terribili. Tanto si può e si deve fare per aiutare queste donne e questi bambini e fondamentale per farlo è rendere sempre più noto che in Italia, e in moltissimi altri paesi del mondo, è possibile partorire in anonimato e affidare il proprio bambino al personale ospedaliero.

La Legge italiana consente infatti alle donne di godere della piena assistenza per sé e per il bambino al momento del parto e la possibilità di lasciare il neonato in ospedale con la certezza che sarà al sicuro finché troverà una famiglia e senza che la mamma possa temere di essere giudicata i colpevolizzata. Il tutto davvero nel più totale anonimato: sul certificato di nascita del bambino, la cui dichiarazione verrà effettuata dal medico o dall’ostetrica, sarà infatti indicato 'nato da donna che non consente di essere nominata'.

La donna che non riconosce e il neonato sono i due soggetti che la legge deve tutelare, intesi come persone distinte, ognuno con specifici diritti. La legge consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’ospedale in cui è nato (DPR 396/2000, art. 30, comma 2) affinché sia assicurata l’assistenza e anche la sua tutela giuridica. Il nome della madre rimane per sempre segreto e nell’atto di nascita del bambino viene scritto “nato da donna che non consente di essere nominata”.

Nel momento in cui la mamma decide di lasciare il proprio bambino in ospedale, la Direzione Sanitaria segnala immediatamente alla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori la situazione di abbandono del neonato non riconosciuto e si avvia cosi il percorso necessario per l’adottabilità e l’individuazione di una famiglia idonea.

E’ fondamentale che le strutture sanitarie si facciano carico di informare quanto più possibile le future mamme sulla possibilità di restare una 'mamma segreta', garantendo il diritto alla salute sia per se stessa che per il bambino che sta per mettere al mondo.

E se il parto non avviene in ospedale perché la donna è in una situazione di disagio psichico che la porta a diffidare della garanzia dell’anonimato è bene informarle che esistono in alcuni ospedali italiani delle culle termiche nelle quali il bambino può essere lasciato in completa sicurezza.

Lasciare un bambino in ospedale vuol dire assicurargli un futuro.

La mamma può ripensarci?

Come chiarisce l'AiBi non esiste un tempo preciso per il ripensamento: il concetto fondamentale è che, nel momento in cui il minorenne ha rapporti con affidatari, questi vengono tutelati dal sistema se corrispondono all’interesse del minore, in contrapposizione con il mancato legame con la madre biologica il cui ripensamento avviene tardivamente rispetto alle relazioni che nel frattempo il figlio ha allacciato

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Francesca Capriati
Giornalista
Mamma blogger
Dalla gravidanza al parto, dall'allattamento all'adolescenza: il mio spazio virtuale per condividere esperienze, difficoltà ed informazioni.