Le allergie sono uno degli spauracchi dei genitori eppure spesso sono sotto-diagnosticate o, al contrario, sovrastimate.
Ma perché questa confusione? Disinformazione, pubblicità e scarsa conoscenza della differenza tra allergia ed intolleranze alimentari sarebbero tra le cause dell’eccessivo allarmismo. Addirittura una indagine della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica (Siaic) ha scoperto che il 20% delle persone crede di essere allergico, ma specifici test confermano che lo è solo il 2%.
Problema inverso invece per l’asma che, dati alla mano, viene sottovalutata nella maggior parte dei casi.
Il punto focale della questione è la scarsa conoscenza che i genitori hanno delle allergie: troppi sentito dire e poche conoscenze reali; alla fine l’idea è che le allergie siano una patologia incurabile e estremamente rischiosa per la salute dei propri figli.
Questo non significa che il problema sia da sottovalutare, ma che bisogna osservare bene sintomi e caratteristiche, evitare le diagnosi fai-da-te, rivolgersi al proprio medico e cercare la cura più idonea.
Se c’è il sospetto che il bambino sia allergico è bene chiedere il parere del pediatra che valuterà caso per caso, in base sia alla storia familiare del bambino (chi ha genitori allergici ha il doppio delle probabilità di essere allergico), alla sintomatologia e all’età del bambino (generalmente si tende a non eseguire prove allergiche su bambini di età inferiore ai tre anni), ed eventualmente prescriverà una visita dall’allergologo.
Ci sono due modi per diagnosticare un’allergia:
Il fenomeno delle allergie ha subito un vero e proprio boom negli ultimi decenni e, in particolare si è registrato negli ultimi anni un incremento dell’incidenza del fenomeno allergico tra i bambini: ne soffrono tre bambini su dieci, un numero che, rispetto a 50 anni fa, è triplicato.
Perché questo trend così allarmante?
Gli esperti sono concordi nell’ascrivere alla cosiddetta ipotesi igiene una delle principali responsabilità dell’aumento delle allergie.
In un mondo troppo pulito, a volte addirittura sterilizzato, il sistema immunitario non è più in grado di distinguere gli agenti patogeni dai batteri buoni e da ciò che non gli è nemico. Ma anche l’aumento dell’inquinamento, il riscaldamento del pianeta, i pollini perenni nell’aria e gli animali domestici svolgono un ruolo importante nell’aumento delle allergie.
Gli allergeni si nascondono ovunque e spesso in luoghi ritenuti sicuri. Nelle scuole, ad esempio, si annidano polvere e polline che rendono le ore di studio un vero e proprio martirio per i più piccoli colpiti da sindrome allergica.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un lavoro che dimostra che chi abita, o frequenta abitualmente, edifici umidi o con muffe, ha il 75% di possibilità in più di soffrire di disturbi respiratori come l’asma: si stima che in Europa il 20-30% degli edifici abbia questo problema.
La rinite allergica nei bambini può essere lieve, moderata o grave e a seconda della periodicità si definisce rinite perenne o rinite intermittente. I sintomi sono:
Quali sono le più comuni cause di rinite allergica?
Naso chiuso, tosse stizzosa, congiuntivite e asma, nonché prurito: la stagione dei pollini può essere davvero difficile per i piccoli allergici.
Come aiutarli? È bene evitare luoghi dove si concentrano pollini di frumento, segale, orzo, gramigna, betulle, frassini, salici e pioppi, cambiare spesso la biancheria del letto, evitare di farli stare all’aperto nei giorni ventosi, limitare il contatto con peluche, tappeti e luoghi polverosi.
Particolare attenzione all’alimentazione: alcuni cibi contengono istamina (la sostanza che viene rilasciata dall’organismo per combattere gli allergeni) o ne favoriscono la produzione. E meglio limitare il consumo di pomodori, parmigiano, uova.
Solo nello 0,3 -0,1% dei casi la puntura di un insetto provoca una violenta reazione allergica.
Ecco i sintomi:
In questi casi è imperativo intervenire tempestivamente con la somministrazione di adrenalina ed eseguire esami finalizzati per riscontrare la sensibilizzazione al veleno di un preciso insetto.
SEcondo l'Eaaci (l'Accademia europea di allergia e immunologia clinica) 3,5 milioni di persone con meno di 25 anni, in Europa, soffrono di allergie alimentari (soprattutto noccioline, latte vaccino e uovo) e i maggior rischi riguardano i bambini. Le reazioni allergiche gravi a carico dei bambini, infatti, hanno subito un’impennata di sette volte nell’ultimo decennio.
Nel nostro Paese l’allergia più diffusa è quella al latte vaccino.
E’ boom di allergie al latte tra i bambini nei Paesi occidentali: è quanto hanno denunciato i pediatri riuniti in occasione del congresso della Fimp (federazione italiana medici pediatri).
Le cause di questo crescente aumento dell’incidenza della intolleranze e allergie alle proteine del latte vaccino sono svariate:
dieta materna, vizio del fumo nelle madri, inquinamento ambientale, ma anche l'abbattimento del tasso delle nascite, l'invecchiamento delle madri e in particolare delle primipare sono solo alcune delle concause
spiega Alessandro Fiocchi, Chair dello Special Committee on Food Allergy e primario di pediatria all'ospedale Macedonio Melloni di Milano.
Una sorta di “cospirazione dell'occidentalizzazione”, la definisce Fiocchi che non fa che favorire l’aumento delle allergie al latte tra i bambini e i pediatri non possono far altro che constatare la situazione e fornire ai genitori e alle future mamme indicazioni preziose riguardo allo stile di vita e alle abitudini che possono favorire il rischio.
Come intervenire su un bambino allergico al latte?
Il pediatra consiglia di sostituire il latte vaccino con formule integrative ipoallergeniche, ma ricordando sempre che costano parecchio e che potrebbero essere sostituite con un integratore ipoallergenico più economico e altrettanto efficace (tutto dipende dalla reazione del neonato).