L'allergia è una malattia del sistema immunitario caratterizzata da reazioni anomale di particolari anticorpi nei confronti di sostanze abitualmente innocue come ad esempio pollini. Soffrono di riniti, irritazioni agli occhi, eritemi ed asma 150 milioni di persone solo in Europa e per il 30% si tratta di bambini. I primi segni delle allergie, infatti, si manifestano in età pediatrica e la forma più comune è la rinite, seguita dall’asma e dalle allergie alimentari. Negli ultimi anni l’incidenza delle allergie nei bambini è aumentata significativamente, ma soprattutto nei paesi occidentali, tanto che l’ipotesi igiene, cioè quella che ritiene che vivere e crescere in ambienti troppo puliti e igienizzati contribuisca allo sviluppo delle allergie, trova conferme sempre più consistenti.
L'allergia è influenzata da fattori genetici. Non è però l'anticorpo che viene ereditato, ma solo la generica predisposizione. In altre parole un genitore allergico, ad esempio, al polline potrà avere figli allergici ad acari e nipoti allergici a pelo animale, e così via.
In realtà prima di diagnosticare una allergia ad un determinato elemento è necessario che vengano effettuati dei test che lo dimostrino; più spesso di quel che si pensa infatti, i bambini considerati allergici invece non lo sono ma sono semplicemente ipersensibili a quel dato elemento.
Proprio per questo motivo e per evitare che la diagnosi reale e la terapia conseguente siano scorrette, la Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP) ha stilato una sorta di decalogo a beneficio di pediatri e genitori per indicare cosa bisogna fare e cosa bisogna evitare di fare quando si è in presenza di patologie immuno-allergologiche.
Eccone un breve estratto:
Fondamentale, come sempre è la correttezza della diagnosi. Per questo motivo l’allergologo definirà gli eventuali esami da fare in base alla sintomatologia descritta e soprattutto quando la storia clinica riferita rispetto all’eventuale allergia sarà compatibile con una e propria reazione allergica.
I test possono essere fatti sulla pelle (patch test) o con le analisi del sangue. Il bambino deve essere abbastanza grande per essere collaborativo, inoltre prima dei tre anni di vita i risultati del tets sono difficilmente interpretabili.