Le convulsioni febbrili sono lo spauracchio di qualsiasi genitore, eppure non sono così frequenti come possiamo immaginare e non hanno nulla a che vedere con un attacco epilettico. Vediamo cosa può provocare le convulsioni febbrili e come vanno affrontate.
Le convulsioni sono una reazione da parte del sistema nervoso alla febbre alta. Il bambino si agita, perde coscienza e il suo corpo è scosso negli arti e nei muscoli. La crisi dura qualche minuto e dopo è accompagnata da una fase di sonnolenza che prelude alla completa ripresa.
Le convulsioni vengono classificate in:
In assenza di una malattia neurologica, le convulsioni nei bambini sono legate ad una sorta di immaturità delle cellule nervose che non gestiscono bene i cambiamenti di temperatura: quindi non è tanto la febbre alta a causare la convulsione quanto lo sbalzo di temperatura che aumenta e diminuisce.
Le convulsioni si presentano in genere nei bambini che hanno tra i sei mesi e i cinque anni di vita e che sono geneticamente predisposti, colpiscono con maggiore frequenza i maschietti (ne soffrono 4 bambini su 100).
Dopodiché tendono a scomparire. Nella gran parte dei casi si manifesta una sola crisi, ma può anche capitare che nei mesi successivi alla prima crisi se ne presentino altre, sempre in presenza di febbre alta.
La convulsione parte con un pallore del viso, gli occhi guardano in alto e il corpo si irrigidisce e poi viene scosso da movimenti regolari per qualche minuto. Dopo la convulsione, spesso il bambino è stanco e si addormenta.
In genere la convulsione febbrile è un evento che non lascia danni neurologici e nessuna complicanza, inoltre è un "effetto collaterale" della febbre che passa e scompare spontanemente con gli annni, man mano che il bimbo cresce.
Danni neurologici possono verificarsi in rari casi di crisi molto lunghe che però difficilmente possono essere ricondotte al solo stato febbrile, ma sono sintomo di una malattia neurologica più importante.