Il bambino ha una normale capacità di apprendimento, una comprensione del linguaggio nella norma e sembra non ci sia alcuna disfunzione organica o ritardo nello sviluppo. Eppure non parla. Fa scena muta, soprattutto in particolari momenti e contesti sociali. Si chiama mutismo selettivo, un disturbo apparentemente raro del quale si sa poco e che trova la sua origine in una condizione di ansia e che potrebbe essere un indice predittivo di una qualche forma di fobia sociale.
Il bambino si chiude in se stesso e si rifiuta di parlare in precisi contesti sociali, come ad esempio a scuola, mentre a casa invece parla in modo normale. Spesso viene confuso dagli insegnanti con un handicap o con una forma di autismo.
Generalmente i primi segnali si manifestano nei primi anni di vita, ma la diagnosi arriva in età scolare quando il bambino si trova a dover affrontare situazioni sociali che richiedono un buon uso del linguaggio, come la scuola. Prima di allora, il bambino è stato considerato soltanto un po’ timido oppure riservato o riflessivo, perché in casa generalmente parla. Quando diventa più grande a scuola fa scena muta, sussurra a qualche compagno, preferisce l’isolamento e il silenzio. Escogita altre strade per comunicare come indicare col dito, muovere la testa, scrivendo o semplicemente rimanendo immobili in attesa che l’interlocutore capisca quel che vuole.
Non riconoscendo il disturbo spesso gli insegnanti lo puniscono e si limitano a dire alla famiglia che si tratta di un bambino eccessivamente timido. E quando si arriva alla diagnosi vera e propria, che necessita poi di una terapia, il disturbo è profondamente radicato e più difficile da eliminare.
Il mutismo selettivo è considerato un disturbo a tutti gli effetti ed è inserito nel manuale diagnostico DSM-IV secondo questi criteri diagnostici:
Le cause del mutismo selettivo non sono ancora completamente comprese, ma si pensa che sia il risultato di una combinazione di fattori genetici, ambientali e neurobiologici. Alcuni bambini possono avere una predisposizione all'ansia o avere esperienze traumatiche che contribuiscono alla comparsa del disturbo. L'ambiente familiare può anche influenzare lo sviluppo del mutismo selettivo, ad esempio se il bambino ha genitori molto protettivi o se ha subito un cambiamento significativo nella sua vita.
Non esiste una terapia standard valida per tutti i bambini. Per qualcuno può rivelarsi utile una terapia comportamentale o una psicoterapia familiare, per qualcun altro una logopedia o una psicanalisi. L’obiettivo comunque resta quello di far diminuire l’ansia e aumentare l’autostima, nonché la sicurezza nei contesti sociali.
In certi casi può essere efficace affiancare alla terapia comportamentale un trattamento farmacologico con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina.