Leggiamo spesso dati allarmanti circa il calo delle nascite in Italia. Ma perché le donne non fanno più figli? Lavoro e famiglia sembra essere un binomio inconciliabile per la maggior parte delle donne italiane, due elementi così importanti per la realizzazione delle donne che costringono a dilanianti battaglie intestine in virtù di una conciliazione che appare impossibile nella maggior parte dei casi.
I numeri parlano chiaro: in tutta Europa il tasso di occupazione cala con l’aumentare del numero di figli (per gli uomini accade il contrario) e l’Italia, insieme a Malta, è il Paese dove le donne con i figli, tra i 25 e i 54 anni, riescono a lavorare con grandi difficoltà e disagi. Il risultato è che alla fine lavora solo una mamma su due.
Una ricerca australiana pubblicata su Human Reproduction ha indagato su un campione di donne nate tra il 1973 e il 1975 e hanno scoperto che alla nascita del primo figlio la maggior parte delle donne aveva un lavoro stabile e solo l’11% un lavoro temporaneo.
Analisi più approfondite hanno portato i ricercatori a concludere che le donne che hanno avuto lavori temporanei hanno minori probabilità di avere un figlio prima dei 35 anni e che questa probabilità si riduce sempre di più per ogni anno trascorso lavorando in modo precario. Un fenomeno che è del tutto indipendente dalla condizione socioeconomica delle donne.
Le barriere che ostacolano la maternità e la formazione della famiglia, quindi, sono soprattutto legate alle politiche del lavoro e non solo alla scelta da parte delle donne di dare priorità alla carriera. Il punto sta nella mancanza di sicurezza e sostegno e nella sensazione di profondo precariato che impedisce alle donne di fare una scelta nella direzione della crescita.
Secodo i dati ISTAT al 1 gennaio 2018 la popolazione residente è scesa a 60 milioni 494mila, segnando una diminuzione del -1,6 per mille rispetto all'anno precedente. Il numero medio di figli per donna (1,34) risulta invariato rispetto all'anno precedente. L'età media al parto sale a 31,8 anni.
Perché le culle italiane sono vuote? Il Censis ha provato a fornire una risposta e spiega che per più di 8 italiani su 10 a pesare sono motivi economici: in particolare per l'83,3% degli italiani la causa di questa scarsa propensione a fare figli è di natura economica, una percentuale che schizza al 90,6% proprio tra i giovani fino a 34 anni, cioè quelli che sono nel pieno dell’età riproduttiva.
E a proposito di fertilità: le donne fertili dai 15 ai 30 anni sono circa 4,9 milioni, poco più della metà delle circa 8.660.000 che hanno dai 31 ai 49 anni. E l’età media del primo parto è di 31,4 anni (tra le più alte d’Europa), contro i 29,9 della Francia e i 29,4 del Regno Unito.
Un dato confermato anche da un altro Rapporto Censis che mostra come per il 46% degli italiani le donne non dovrebbero cominciare a pensare di diventare madri prima di 35 anni, sempre per effetto della precarietà economica e lavorativa
Secondo il rapporto ISTAT il numero medio di figli per donna si assesta a 1,34. Inoltre si conferma la propensione delle donne ad avere figli in età matura.
Rispetto all’anno precedente, i tassi di fecondità si riducono in tutte le classi di età della madre sotto i 30 anni mentre aumentano in quelle superiori. La riduzione più accentuata si riscontra nella classe di età 25-29 anni (-6 per mille), l’incremento più rilevante è, invece, nella classe 35-39 (+2 per mille). Nel complesso, a fronte di un’età media al parto che raggiunge i 31,7 anni, la fecondità cumulata da parte di donne di 32 anni compiuti e più è ormai prossima a raggiungere quella delle donne fino a 31 anni di età (0,67 figli contro 0,68 nel 2016).
Letizia Parolari, ginecologa del Centro Medico Santagostino spiega che probabilmente una delle cause per cui si fanno sempre meno bambini è da ricercare nella precarietà del lavoro e nell'assenza di politiche di welfare: l’Italia spende circa 1,4% del PIL per le famiglie con bambini, mentre nell’OCSE in media si spende il 2.2%.
Se non si hanno degli aiuti validi e sempre disponibili come i nonni non si riesce a gestire una vita così complessa e quindi la maggior parte della donne sceglie di fare un figlio solo o spesso, nemmeno quello. In Italia, in effetti, ci sono molte donne senza figli: il 24% circa delle donne nate nel 1965 non ne ha avuti mentre in Francia, per esempio, solo il 10% delle donne nate nello stesso anno non ha figli
Inoltre nella maggior parte dei casi si arriva a pensare di voler avere un figlio proprio nel pieno della propria carriera professionale:
il secondo stipendio in casa è necessario, il calo delle nascite è legato anche ad aspetti di sostenibilità economica, ma anche alle aspettative di tenore di vita. E – non ultima causa – alla difficoltà che rappresenta essere mamma: un cambiamento epocale, uno tsunami esistenziale che si abbatte sulle donne verso i 35 anni. Quando sono nel momento di inizio gratificazione lavorativa, dopo gli anni di studio e dopo i primi lavori-tirocinio, una donna “deve “ scegliere di fare la mamma rinunciando, spesso poco tutelata, a ciò che ha raggiunto nella propria vita lavorativa
Spiega Michele Cucchi, psichiatra e direttore sanitario del Centro Medico Santagostino che ribadisce come, in questo contesto, anche la figura dell'uomo giochi un ruolo cruciale e determinante.
L’uomo dovrebbe e potrebbe aiutare, a far vivere e vivere lui stesso con naturalezza la genitorialità, anche se lui diventa papà con circa 12 mesi di ritardo (almeno quando ormai il bimbo ha 3 mesi, prima generalmente il futuro-neo papà vive in un limbo emotivo e di irresponsabilità-incoscienza, mentre la mamma è già calata nella parte, volente o nolente). E invece la comunicazione nelle coppie oggi è forse un tallone di Achille e, anche per quanto riguarda la genitorialità, tappa fondamentale e insita nel rapporto di coppia, è la chiave di volta della riuscita o meno della famiglia. Non perdiamo tempo, proviamo a comunicare di più, a sentire l’altro, ascoltare, non avere paura di mostrare paure, ansie e fragilità, nella coppia troveremo una risorsa straordinaria, dobbiamo però fidarci. Ma è una sfida che vale la pena di affrontare
Il sociologo Vincenzo Mastronardi ha una sua precisa idea del perché gli italiani non fanno più figli. E' sempre più diffusa la tendenza a procrastinare il più possibile negli anni l'adolescenza.
A 44-45 anni molti si sentono ancora giovani, hanno una forte componente egoistica che li spinge a rinunciare o a rimandare la decisione di diventare genitore perché si vuole ancora prendere tempo per sé stessi. Insomma è indubbio che la famiglia “richiede abnegazione in termini di tempo, impegno e denaro" e per la maggior parte delle persone oggi la cosa più importante diventa “concretizzare i soddisfacimenti esistenziali lavorativi, esistenziali, sociali che arrivano più' tardi rispetto al passato"