La psoriasi nei bambini è una malattia cronica della pelle non contagiosa i cui sintomi sono principalmente epidermide molto secca, spessa e infiammata che tende a squamare a causa di una ricambio cellulare della pelle molto più frequente rispetto alla normalità: indicativamente si parla di 5 giorni contro il 28 di chi non soffre di psoriasi.
I soggetti che superano il 10% della superficie cutanea si considerano moderati gravi, hanno maggiore associazione con diabete, ipertensione, aumento del colesterolo, soprattutto cattivo, e obesità. Soprattutto con quest'ultima perché obesità, diabete e arteriosclerosi sono malattie di tipo infiammatorio. Un soggetto mediamente grave produce sostanze chimiche che possono predisporre o peggiorare la sua tendenza ad ulteriori malattie infiammatorie. Quindi l'obesità potrebbe contribuire alla comparsa di psoriasi, e quest'ultima potrebbe far scattare ulteriori patologie.
Si tratta di una malattia genetica cronica con forte tendenza alla recidiva.
Pur non trattandosi di una malattia invalidante, la psoriasi può essere molto fastidiosa sia a livello fisico (pelle che tira e che prude - il termine psoriasi deriva dal nome greco 'ψωρίασης' che significa appunto "condizione di prurito".) che psicologico (soprattutto in casi di superficie della pelle molto estesa, si tende provare vergogna).
Proprio a causa del disagio che i pazienti provano nel mostrarsi e quindi della loro difficoltà di condurre una vita sociale e ricreativa normale, chi soffre di psoriasi ha un rischio maggiore di sviluppare malattie metaboliche e cardiovascolari, obesità, diabete di tipo II.
Le zone più colpite dalle lesioni sono i gomiti, le ginocchia, il cuoio capelluto, le mani, i piedi e la zona genitale, ma in realtà possono comparire in qualsiasi parte del corpo.
Molto spesso la psoriasi aggredisce anche le unghie, sia delle mani che dei piedi. Questa malattia è definita distrofia ungueale psoriasica.
Si tratta, quindi, di una malattia infiammatoria della pelle di natura cronica (meno spesso ha origine da un’infezione) che si presenta con
La psoriasi si presenta in media tra il periodo dell’adolescenza e i 50 anni e generalmente è un disturbo di natura ereditaria: nella maggior parte dei casi sono presenti più casi di psoriasi all’interno dello stesso nucleo familiare.
Diciamo comunque che qualsiasi età ne è colpita, ma ci sono due picchi di inizio di malattia: uno intorno ai 20-30 anni, l'altro intorno ai 40-50.
La tendenza ad avere la psoriasi si trasmette geneticamente: se l'ereditarietà semplice, e quindi immediata, coinvolge il 50% dei figli del malato, in questo caso si tratta di ereditarietà complessa, ossia sono più geni che messi insieme possono predisporre alla psoriasi. Il soggetto con uno o entrambi i genitori affetti dal disturbo ha sicuramente una probabilità maggiore di averla, rispetto a chi non alcun familiare con la psoriasi. Si parla di un 15-20% come probabilità, ma riconoscere questi casi è più semplice perché spesso la malattia arriva prima dei 20 anni.
In linea generale il 36% dei pazienti ha uno o più parenti in famiglia che presentano dermatiti o psoriasi.
La causa della psoriasi non è la presenza di stress o di depressione ma ci possono essere episodi traumatici che potrebbero determinarla, come un lutto importante o un incidente grave: essendo la malattia condizionata anche dalla risposta del sistema immunitario, essendo quest'ultimo anche sotto controllo psichico ed emotivo, potrebbe scattare un input che la determina
spiega il dermatologo, Prof. Fabio Ayala
Non esistono al momento terapie che possano prevenire la psoriasi o curarla. Si cerca principalmente di non farla peggiorare o di far trovare sollievo al paziente durante le fasi più croniche e fastidiose, tramite trattamenti con creme cheratolitiche e prodotti a base di vitamina D, che agiscono sulla riproduzione delle cellule epiteliali rallentandone il ritmo e sedute di fototerapia. Tuttavia la ricerca farmaceutica offre nuove opportunità di cura.
Accanto ai farmaci tradizionali per via generale, lo specialista dermatologo può oggi attingere a quelli nuovi biotecnologici. In entrambi i casi la percentuale di risposta positiva alla cura è superiore al 95%; solo per la restante parte la cura non ottiene i risultati sperati. Il contributo dei farmaci biologici è fondamentale per quanti non hanno trovato risposta con quelli tradizionali: vengono usati in seconda istanza anche perché possono avere costi elevati, sino a 12mila euro l'anno, quando presi in maniera continuativa. I vantaggi tuttavia che se ne ottengono sulla qualità di vita e sul reinserimento in una vita sociale e lavorativa normale sono immensi. I farmaci biologici, purtroppo, non possono essere prescritti in alcuni soggetti, come coloro che hanno avuto tumori, nei casi di epatiti gravi, o in malattie cardiache altrettanto gravi
spiegano gli esperti
La fototerapia viene utilizzata quando la superficie da trattare interessa più del 30% della superficie corporea. E' la terapia maggiormente di successo: in pratica si viene esposti, sotto controllo medico ai raggi UV che riescono a bloccare la moltiplicazione delle cellule epiteliali e ad agire come immunosoppressori.
In generale comunque chiunque sia affetto da psoriasi, salvo un 5% dei pazienti che rileva un peggioramento della situazione, trae beneficio dall’esposizione al sole che è quindi un coadiuvante delle terapie mediche prescritte.
Per i casi di psoriasi lieve, invece, viene consigliata la balneoterapia, cioè la cura che utilizza le acque termali, preferibilmente sulfuree o bicarbonato-calcio magnesiche.
Alcuni studi sembrano dimostrare che l'attività sportiva aiuta nella cura della psoriasi: praticare sport ad alta intensità infatti contribuisce al rilascio di sostanze immunomodulatrici che riducono i livelli d’infiammazione sistemica e limitano le manifestazioni psoriasiche.
Gli specialisti confermano l'apporto delle terme nei confronti della psoriasi, che migliorano la qualità di vita del soggetto psoriaco in condizione lieve. Fondamentale, però, l'apporto delle lampade ultraviolette B e della fotobalneoterapia. Anche i soggetti gravi possono trarvi giovamento, ma questi bagni devono essere accompagnati da altri trattamenti
La terapia termale delle malattie dermatologiche utilizza bagni e fanghi con diverse acque, essenzialmente bicarbonato-calciche, sulfuree o salsobromoiodiche. Indipendentemente dalla metodica di somministrazione o di utilizzazione delle stesse è fondamentale porre una corretta diagnosi per distinguere manifestazioni cutanee di origine propriamente dermatologica dalle componenti cutanee di altre patologie, per le quali la crenoterapia potrebbe essere inefficace o addirittura controindicata. Costituiscono controindicazioni certe le forme acute, essudative ed eritrodermiche.
conclude D'Ayala.