Per i genitori dei bimbi che soffrono di allergie alimentari, la mensa scolastica è spesso fonte di preoccupazione. Sebbene le scuole siano predisposte per offrire ai piccoli cibi per loro sicuri, uno studio dell'Accademia europea di allergia e immunologia clinica (Eaaci) ha evidenziato che un terzo dei ricoveri dovuti a cause relative alle intolleranze alimentari viene registrato proprio durante l’orario scolastico.
Le allergie alimentari più comuni tra i bambini in età scolare sono quelle a latte, uova, arachidi, frutta a guscio, soia, grano, pesce e crostacei. Queste rappresentano circa il 90% di tutte le reazioni allergiche alimentari nei bambini.
La prevalenza delle allergie alimentari è aumentata significativamente negli ultimi decenni: si stima che oggi circa 1 bambino su 13 soffra di qualche forma di allergia alimentare. Questo dato rende fondamentale una maggiore consapevolezza all'interno delle scuole, perché praticamente ogni classe avrà almeno un bambino con restrizioni alimentari.
I sintomi possono manifestarsi rapidamente, talvolta entro pochi minuti dall'esposizione all'allergene, e possono interessare diversi sistemi del corpo. I segnali più comuni includono:
È molto importante prestare attenzione ai bambini più piccoli, che potrebbero non essere in grado di comunicare efficacemente ciò che stanno provando, ma potrebbero mostrare comportamenti come agitazione, pianto insolito o strofinamento continuo di occhi, bocca o pelle. Tutto il personale scolastico dovrebbe essere formato per riconoscere questi segnali e sapere come agire prontamente.
È fondamentale fornire alla scuola:
È importante consegnare un piano d'azione scritto dal medico specialista, che indichi chiaramente i farmaci da somministrare in caso di reazione e le dosi corrette.
Per garantire la sicurezza del bambino è utile preparare un piano d'azione per le emergenze allergiche. Questo documento, idealmente redatto insieme al medico allergologo, deve essere chiaro, conciso e facilmente consultabile in caso di emergenza. Il piano dovrebbe includere:
Il piano dovrebbe essere condiviso con tutto il personale scolastico che interagisce con il bambino, compresi insegnanti supplenti e personale della mensa.
Chiaramente è fondamentale comunicare con il servizio di ristorazione scolastica con un elenco dettagliato degli ingredienti da evitare e verificare i menu e le procedure di preparazione dei pasti. Molte scuole hanno creato aree designate "allergen-free" nelle mense, dove i bambini con allergie possono consumare i pasti in sicurezza. Il bambino dovrebbe avere sempre un vassoio di colore diverso o un'etichetta chiara per i pasti speciali.
Per le feste in classe, si può creare un elenco di snack sicuri che tutti i genitori possono consultare quando è il loro turno di portare le merende. Alcune scuole optano per politiche di "zero cibo da casa" durante le festicciole in classe, sostituendo i dolci con attività divertenti o premi non alimentari.
Per le gite scolastiche, il piano di emergenza e i farmaci devono viaggiare sempre con il bambino e un insegnante o accompagnatore dovrebbe essere specificamente incaricato di gestire eventuali emergenze allergiche.
L'obiettovo resta sempre quello di bilanciare la necessità di protezione con il desiderio del bambino di partecipare pienamente e sentirsi incluso.
E' un processo graduale che deve tenere conto dell'età, della maturità e della gravità dell'allergia. Fin dalla scuola materna, dobbiamo insegnare concetti base come "questo cibo non è sicuro per me" e l'importanza di non condividere il cibo.
Con la crescita, si può insegnare al bambino a leggere le etichette degli alimenti, riconoscere gli ingredienti problematici anche quando hanno nomi meno comuni, e comunicare chiaramente la propria condizione agli altri.
Fondamentale che il bambino impari a riconoscere i primi sintomi di una reazione allergica e sappia quando e come chiedere aiuto.
Intorno agli 8-10 anni, molti bambini possono iniziare ad apprendere come auto-somministrarsi l'adrenalina in caso di emergenza, sempre sotto supervisione di un adulto.
L'obiettivo è sviluppare gradualmente l'autonomia senza ansia: il bambino deve sentirsi capace di proteggersi senza vivere nella paura costante.