Come iniziare e portare avanti lo svezzamento se il bambino è atopico, cioè è predisposto a soffrire di allergie? Le cose sono molto cambiate da quando si credeva che ritardare l'introduzione di un preciso alimento, potenzialmente allergizzante, potesse scongiurare il rischio di un'allergia. Le ricerche recenti hanno dimostrato l'esatto contrario: prima si introduce un alimento a rischio e meno probabilità ci sono che il bambino diventi allergico. E l'ho sperimentato in prima persona, perché i miei figli sono nati a distanza di sei anni l'uno dall'alto e se con il primo ho seguito uno svezzamento più tradizionale, con il secondo ho lasciato libera la fantasia e gli ho fatto assaggiare un po' tutto, anche se comunque in modo graduale.
Cerchiamo di capirne di più.
Innanzitutto chiariamo che prima di poter diagnosticare un’allergia, alimentare o di diversa natura, in un bambino devono passare alcuni anni.
Nei primi mesi di vita, infatti, il sistema immunitario non è ancora del tutto sviluppato, è molto immaturo ed è difficile riuscire a diagnosticare con chiarezza un’allergia in bimbi così piccoli. Tuttavia esistono alcune componenti, soprattutto genetiche, che possono far pensare che il bambino abbia una tendenza atopica. Se entrambi i genitori sono allergici le probabilità che anche il figlio sia allergico sono del 70%, mentre sono del 40% se solo uno dei due genitori è allergico. Ciò detto, c’è anche da ribadire che le allergie sono influenzate anche da altri fattori, ambientali soprattutto (ad esempio il fumo passivo, l’eccessiva igiene, l’inquinamento possono favorirne la comparsa).
Fino a pochi anni fa esistevano tabelle di inserimento degli alimenti molto precise. Proprio con l’intento di ridurre il rischio di allergie si inserivano prima alcuni ortaggi, poi la carne, il pesce, l’uovo e così via. E il glutine, cioè la pastina, non veniva data prima dei sei mesi.
Oggi l’approccio è del tutto diverso e questo perché numerosi sono ormai gli studi che hanno dimostrato che ritardando l’inserimento degli alimenti potenzialmente allergici non si riduce il rischio di insorgenza dell’allergia, anzi qualcuno suggerisce che possa favorirne la comparsa. Come spiegano gli esperti della Società Italiana di Allergologia e Immunologia, infatti,
anche se i cibi solidi non dovrebbero essere introdotti prima dei 4-6 mesi di età, non ci sono attualmente prove convincenti che ritardare la loro introduzione oltre questo periodo abbia un significativo effetto protettivo sullo sviluppo di malattia atopica, indipendentemente dal fatto che i lattanti siano nutriti con il latte vaccino o latte materno; questo vale anche per gli alimenti considerati altamente allergizzanti quali pesce, uova ed arachidi. Sembrerebbe invece che lo svezzamento oltre il 6° mese di età possa aumentare, anziché diminuire, il rischio di allergia, sebbene tale ipotesi allo stato attuale delle cose necessiti di conferma
Insomma, le nuove indicazioni sullo svezzamento, indubbiamente più flessibili, sono valide soprattutto per tutti i bambini per un bambino atopico.
Il ministero della Salute precisa che
vari sono gli alimenti che possono essere offerti al bambino come primo cibo solido mettendo da parte il criterio della progressiva introduzione degli alimenti secondo il grado di allergenicità.
E allora oggi i pediatri, ad esempio, consigliano pastina e cereali col glutine sin dai primi giorni di svezzamento e qualcuno azzarda che sin dalla comparsa dei primi dentini al bambino vada proposto praticamente tutto, purché sia cucinato in modo leggero e sano.
Resta sempre valida l’indicazione di allattare al seno in modo esclusivo fino a sei mesi di vita.
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