Il cancro alla cervice uterina è il secondo tumore maligno più diffuso nella popolazione femminile con circa mezzo milione di nuovi casi ogni anno, la maggior parte dei quali nei Paesi in via di Sviluppo, e con 3500 casi in Italia.
Uno dei principali fattori di rischio per il cancro alla cervice è un'infezione da papilloma virus (HPV).
Sono stati identificato 120 genotipi di Hpv e 40 di essi sono legati allo sviluppo dei tumori nella zona anogenitale. I genotipi di Hpv più frequenti sono il 16 e il 18: entrambi complessivamente sono legati al 70% dei casi di carcinoma cervicale.
Quella da papilloma virus è un'infezione piuttosto diffusa. Secondo le stime dell'Istituto Superiore di Sanità il 75% delle donne sessualmente attive entra in contatto con il virus almeno una volta nella vita. Ma ciò non implica che tutte sviluppino l'infezione o si ammalino di tumore. Una percentuale compresa tra il 70 e il 90 percento delle infezioni è transitoria perché il sistema immunitario la debella prima che la presenza del virus diventi patogena, ma negli altri casi l'infezione virale persiste e questo porta a lungo termine al carcinoma.
Gli esperti sottolineano che generalmente tra l'infezione e la formazione di lesioni precancerose trascorrono in media cinque anni ma è bene ricordare che l'insorgenza del cancro può avere una latenza anche di decenni.
Nella maggior parte dei casi la fase iniziale del tumore non porta sintomi, tuttavia non bisogna mai sottovalutare disturbi come:
In questi casi è importante rivolgersi al ginecologo che prescriverà tutti gli esami e i controlli da fare.
Individuare precocemente lesioni precancerose consente di intervenire prima che queste evolvano in un cancro. L'indicazione per tutte le donne di età compresa tra 25 e 64 anni era di fare il pap test regolarmente ogni tre anni. Oggi però il Pap Test sembra andare in pensione lasciando il passo ad un nuovo esame chiamato HPV Test (test del papillomavirus umano). Quale sarebbe la diferenza?
Secondo le linee guida 2018 l'HPV test permetterebbe, quindi, di intervenire ancor prima andando a cercare direttamente il virus responsabile del cancro e con costi inferiori per il sistema sanitario.
Eesistono oggi anche i vaccini che prevengono l'infezione da papilloma virus umano. I vaccini vengono somministrati in tre dosi e sono raccomandati per le ragazzine prima che inizino ad avere una vita sessuale attiva. I dati mostrano che i vaccini producono una risposta immune in più del 90% delle donne.
Eppure la diffusione di questi vaccini è ancora troppo bassa: stando ai dati presentati dall’European Cervical Cancer Association (ECCA), ogni anno in Europa si ammalano di cancro alla cervice 60.000 donne e 30.000 di loro muoiono. Perché questi numeri ancora così elevati? In molti Paesi i programmi di screening per il cancro della cervice uterina e di vaccinazione contro l’HPV non sono stati attuati in modo efficace, ma anche nei posti dove le donne hanno accesso alla vaccinazione e ai programmi di screening molte ne sottovalutano l'importanza.