Sbalzi di umore, tristezza improvvisa, lacrima facile e stanchezza unita a demotivazione. Tutte le neomamme sanno che subito dopo la nascita di un bambino ci si sente un po' così e ci si chiede se non sia depressione post partum. Una definizione che rievoca terribili fatti di cronaca, medicine e solitudine. Vediamo cos'è veramente la depressione post partum e quali sono i sintomi.
Più frequentemente si tratta di baby blues (ne soffrono sette neomamme su dieci), una sorta di malinconia causata essenzialmente dagli squilibri ormonali che avvengono nell’organismo subito dopo il parto e anche dal peso delle nuove responsabilità.
L'abbiamo in fondo provata tutte: a volte ci sentiamo in colpa, a volte sentiamo sulle nostre spalle un peso troppo grande, ci sentiamo inadeguate e tutto ci sembra così faticoso e difficile.
Sappiate che il baby blues passa. Dura solo pochi giorni, a volte settimane. Giusto il tempo di tarare se stesse e le proprie abitudini sui nuovi ritmi, sulle notti un po’ agitate, sulla nuova vita che si sta schiudendo.
Per 10/20 di queste neomamme, però, la malinconia non va via. Anzi peggiora, mette radici e rabbuia tutto ciò che di bello c’è nella nuova famiglia che è appena nata. E’ la depressione post partum e, secondo recenti dati, colpisce circa novantamila neomamme italiane.
Appurato che un po’ di senso di solitudine, tristezza e apatia nei primi giorni sono assolutamente fisiologici, se la depressione persiste è bene porsi qualche domanda. Non chiudiamoci in noi stesse per paura, pudore o per semplice astenia.
Impariamo innanzitutto a riconoscere i sintomi di una depressione:
Fattori genetici e una predisposizione alla depressione o ai disturbi dell'umore, magari preesistenti, sono tra le principali cause della depressione post partum, ma la comunità scientifica si è interrogata a lungo e continua a farlo, sulle possibili cause di questo fenomeno. Queste le conclusioni cui sono giunti i ricercatori:
Se ci si sente depresse è meglio parlarne con il proprio medico. La terapia per curare una depressione post parto chiaramente diagnosticata è essenzialmente di tipo farmacologico, anche se prima di prescrivere e assumere farmaci è consigliabile tentare altre strade, come quella del supporto psicologico e pratico.
Molto si può fare per aiutare una neomamma che soffre di depressione post-partum e il padre gioca un ruolo fondamentale. I figli si fanno in coppia ed è la coppia insieme che deve affrontare questo momento difficile, per tutelare il benessere della mamma e del bambino. I papà devono essere presenti, sia psicologicamente che fisicamente.
Aiutarla nei lavori domestici, prepararle da mangiare, prendersi cura del neonato sono tutte cose che possono contribuire ad alleviare il peso che grava sulle spalle della mamma.
Dal punto di vista psicologico è importante che chi sta vicino alla neomamma, soprattutto il marito, le chieda chiaramente se ha bisogno di qualcosa, si proponga in prima persona per starle accanto in caso di crisi di pianto o di particolare sconforto, si offra di ascoltarla e di sostenerla senza mai farla sentire in colpa e senza sminuire il suo disagio emotivo.
Insomma, ricevere sostegno sin dalla gravidanza sembra essere fondamentale per prevenie la depressione post partum: uno studio della University of California di Los Angeles, pubblicato sulla rivista Clinical Psychological Science, ha analizzato 210 donne incinte di diverse etnie e status socio-economico controllandole tre volte durante la gravidanza, a 19, 29 e 37 settimane e otto mesi dopo la nascita.
Gli scienziati hanno prelevato campioni di sangue e controllato i livelli della corticotropina, un ormone dello stress rilasciato dalla placenta. Al netto di fattori come età, istruzione e reddito, le donne che riportavano di aver avuto più sostegno dalla famiglia facevano registrare livelli relativamente bassi di sintomi depressivi e avevano anche aumenti meno drastici di corticotropina e i livelli più bassi in assoluto di questo ormone nel terzo trimestre di gravidanza.
Il piccolo è arrivato ed è tutto un tripudio di parenti e amici felici, regali, visite, gioia e congratulazioni. Ma a cosa bisogna dare davvero priorità in questo momento così delicato?
Ecco la top five delle cose importanti da fare dopo il parto.
Diagnosticare la depressione post partum non è difficile per un esperto, eppure la metà dei casi non viene mai diagnosticata a causa dell’indifferenza e della disattenzione.
Come dicevamo, è normale che la neomamma appaia irritabile, stanca, nostalgica. Ma quando una normale baby blues - la tipica malinconia post parto, causata anche dai grandi cambiamenti ormonali che si verificano dopo il parto - si trasforma in depressione non bisogna sottovalutare i sintomi e chiedere (o dare) aiuto, per evitare che si cronicizzi e possa compromettere lo stato mentale della donna.
La depressione post partum non colpirebbe le neomamme solo nel primo anno di vita, ma può essere insidiosa anche anni dopo il parto.
Lo suggerisce uno studio australiano condotto su 1500 madri: il 10% di esse ha sofferto di depressione post parto nel primo anno di vita del bambino, ma la percentuale è salita al 15% dopo 4 anni. La ricerca condotta dal Murdoch Childrens Research Institute di Melbourne e pubblicata sul Journal of Obstetrics and Gynaecology ha scoperto che le donne che soffrono di depressione nel primo anno di vita del bambino hanno un rischio maggiore di soffrire di sintomi depressivi quando il bambino avrà quattro anni.
Insomma, questa ricerca sembra mettere in dubbio la teoria che i primi mesi dopo la nascita del bebè siano i più delicati per l’equilibrio psicologico della mamma: come spiega Hannah Woolhouse, prima firmataria dello studio: il 40% delle donne depresse al quarto anno di vita del figlio non ne avevano sofferto prima e ciò suggerisce che la salute mentale sarebbe peggiorata con il passare degli anni.
E avere un solo figlio non sembra rendere le cose più semplici: la percentuale di donne depresse con un solo figlio di 4 anni era del 23% contro l’11% di quelle con due o più figli. Altri fattori di rischio di depressione nei primi quattro anni di vita: meno di 25 anni, abusi dal partner, basso reddito, eventi stressanti come il divorzio o problemi legati alla casa.