Nella comunità delle mamme quello sull’uso del ciuccio (pro e contro) è un dibattito sempre aperto. Ciuccio sì o ciuccio no? Ogni mamma alla fine propende per quella che sembra essere per lei e per il suo bambino la scelta più giusta. In base alla mia personale esperienza posso dire che il mio primogenito è stato un accanito ciucciatore e sono riuscita a toglierlo solo a 4 anni, mentre il secondogenito non ha mai voluto il ciuccio ma in compenso ha sempre succhiato il pollice.
Il ciuccio serve certamente ai genitori a calmare il pianto del bambino, tranquillizzarlo in un momento di particolare nervosismo, e a sostituire il capezzolo o il biberon quando ancora non è ora di mangiare. Per il neonato il ciuccio altro non è che un surrogato del seno materno e l’atto di succhiare il ciuccio dona al piccolo la stessa sensazione di tranquillità che riceve quando si attacca al capezzolo.
Ma perché per i neonati è importante l’atto della suzione? In realtà si tratta di un meccanismo innato e istintivo. In alcune ecografie i feti si succhiano il dito o l’intera mano e succhiare non soltanto soddisfa la fame (perché attaccandosi al capezzolo il bambino riceve il suo unico nutrimento), ma regala al piccolo anche una piacevole sensazione di benessere e sicurezza. Succhiare, infatti stimola la produzione degli ormoni del benessere, le endorfine, che contribuiscono a rilassare l’organismo e a produrre una sensazione di serenità.
Non c’è dubbio, quindi, che il ciuccio possa rivelarsi un prezioso alleato sia per la mamma che per il bambino perché può servire a tranquillizzare il piccolo in momenti di particolare tensione, come quelli che precedono la nanna.
A volte può, inoltre, scongiurare mali peggiori: se il bambino sente l’esigenza di succhiare finirà col mettersi il dito in bocca, generalmente il pollice, e questa dipendenza potrà essere, in futuro, davvero difficile da combattere visto che il pollice sarà sempre lì con lui.
Numerose ricerche hanno dimostrato che il ciuccio riduce il rischio di SIDS (la morte in culla). Tenere il ciuccio in bocca impedisce che la lingua cada all’indietro provocando un’ostruzione completa dell’orofaringe.
Il principale è che il suo uso potrebbe interferire con l’allattamento. È preferibile non usare il ciuccio almeno finché l’allattamento non è ormai ben avviato e radicato. In caso di calo della produzione del latte attaccare più frequentemente il bambino al seno limitando l’uso del ciuccio.
Inoltre un uso eccessivo del ciuccio potrebbe compromettere un corretto sviluppo dei denti e del linguaggio. A questo proposito è importante impedire al bambino di parlare con il ciuccio in bocca o di succhiare tenendo il ciuccio nella parte laterale della bocca.
Innanzitutto è importante acquistare prodotti assolutamente sicuri e certificati. Esistono due tipi di ciucci in commercio: quello a ciliegia, la cui tettarella è tonda proprio come un capezzolo e viene utilizzato sui bambini di poche settimane; quello anatomico che ha la tettarella schiacciata che punta verso l’alto, si tratta di un modello che viene usato nei mesi successivi.
Il ciuccio può essere realizzato in caucciù, che risulta essere un po’ più duro e resistente, e in silicone, più morbido ma anche più esposto al rischio di rompersi.
Il ciuccio appena acquistato va disinfettato con prodotti adatti oppure va lasciato in acqua bollente, poi risciacquato sotto l’acqua fresca e accuratamente asciugato. E’ importante lavare il ciuccio ogni volta che cade a terra e disinfettarlo periodicamente (soprattutto quando il bambino è raffreddato o influenzato).
Inoltre il ciuccio va usato con consapevolezza e moderazione. Se il bambino è irritato e piange, invece di consolarlo immediatamente con il ciuccio è meglio provare a farlo con le parole, le coccole, gli abbracci. Questo perché è molto importante che il bambino cresca imparando che i genitori sono lì per aiutarlo e senza diventare dipendente dal ciuccio ogni qualvolta abbia bisogno di affrontare nervosismo o piccole difficoltà.
E’ bene non chiedergli di abbandonare il ciuccio in momenti particolarmente delicati - l’arrivo del fratellino, un trasloco, l’inizio della scuola.
Gli esperti ritengono che intorno ai due anni sia necessario iniziare ad abbandonare progressivamente il ciuccio e che in ogni caso dopo i tre anni il suo uso sia da evitare.
Detto ciò, ogni mamma sa “leggere” il proprio bambino e sa capire quando è arrivato momento giusto per iniziare a togliere il ciuccio. Se un bimbo lo usa solo per addormentarsi oppure non si mostra ancora pronto non è necessario insistere, ma aspettare che pian piano il bambino acquisti una sua personale sicurezza. Una sicurezza che gli renderà semplice abbandonare spontaneamente il ciuccio.
Ecco qualche stratagemma per togliere il ciuccio senza traumi:
Posso dirvi per esperienza personale che non per facile togliere il ciuccio! Con il mio primogenito è stata una vera sfida. Lui amava il suo succhiotto e lo teneva per addormentarsi, quando era nervoso o voleva rilassarsi. A tre anni e mezzo abbiamo cominciato a toglierlo durante il giorno e tenerlo solo per addormentarsi di notte. Un anno dopo, dopo inutili tentativi di farlo addormentare senza, è accaduto che non lo abbiamo più trovato. Non è stata una mia scelta, semplicemente nel buio non lo trovavamo e io ho scelto di non impegnarmi più di tanto a cercarlo (la mattina dopo l'ho trovato incastrato tra le doghe del letto). La prima notte è stata dura ma lui era stanco e si è addormentato con un po' di fatica ma in tempi ragionevoli. Le sere successive ha chiesto del ciuccio un paio di volte ma poi è filato tutto liscio.
Consigli di lettura per piccoli lettori alle prese con il loro “addio al ciuccio”